Solo quando sta bene a voi.
di Elia Pirone
Alla fine si è risolto con l’inaspettato trionfo del “sì” il referendum promosso dalla destra definita “nazional-conservatrice”, in Svizzera.Questione affrontata: la legittimità della costruzione di altri minareti sul territorio della Confederazione Svizzera.
Inaspettato. Perché i sondaggi della vigilia, non certo benevoli verso il “sì”, sono stati clamorosamente smentiti dal voto popolare. Se aggiungiamo che erano orientati verso il “no” governo, opposizione e le principali comunità religiose presenti in Svizzera, allora il risultato si fa eccezionale e indicativo circa lo stato d’animo dei cittadini della Confederazione.
Eppure, a fronte di un inequivocabile 59% dei consensi alla proposta di vietare la costruzione di altri minareti, c’è chi non accetta il verdetto del popolo, c’è chi si oppone alla sovranità popolare, faro di qualsiasi democrazia. Come per esempio i Verdi, che minacciano di inoltrare un ricorso alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, come se ciò che è stato sancito dalla maggioranza dei votanti fosse annullabile per mezzo di una sentenza dell’euroburocrazia.
A parere di chi scrive, stupisce questa alacrità da parte di una formazione che dovrebbe essere democratica nel contrastare questa decisione. Certo, sappiamo che la coerenza pochissime volte è di questo mondo, specialmente in politica, ma – diamine – di fronte alla volontà dei Verdi di Ueli Leuenberger non possono che scaturire alcune riflessioni.
Quanto conta la sovranità popolare? Non è essa il principio fondamentale di qualsiasi contesto democratico? Oppure sono soltanto due parole scritte a matita che possono essere cancellate con la più miserabile delle gomme, all’occorrenza? Certo, appare evidente una cosa: che i primi che si fanno portavoce di istanze “democratiche” (le virgolette sono d’obbligo, perché è veramente raro che una forza progressista e democratica conosca la vera essenza della democrazia) sono i primi che gettano alle ortiche i pilastri della democrazia.
Anche Amnesty International mostra di essere davvero poco attenta ai principi democratici, quando afferma che l’esito del referendum è “un divieto totale che rappresenta una violazione della libertà ed è incompatibile con le convenzioni firmate dalla Confederazione”. Forse sono io che sbaglio, ma ho sempre pensato che la libertà più grande fosse quella di darsi, tutti insieme (o almeno in maggioranza), una legge comune e valida per tutti.
Ma avrò torto io.
In un mondo in preda al relativismo e all’incoerenza, una cosa è giusta solo quando sta bene a voi.