Riforme: oggi confronto al Senato, ma prevale in pessimismo
(ASCA) - Roma, 2 dic - Malgrado il clima teso tra maggioranza e opposizione, oggi il Senato discute di riforme istituzionali ed e' chiamato al voto sulle mozioni presentate dai diversi gruppi in tema di possibili modifiche alla seconda parte della Costituzione. Si tratta di verificare se al termine del dibattito ci sara' un pronunciamento comune di indirizzo su un documento bipartisan. Una prima polemica riguarda l'assenza in Aula del presidente del Consiglio (la sua presenza era stata chiesta dal Pd per dare solennita' alla seduta), che sara' sostituito da Umberto Bossi, ministro delle Riforme. Si prevede che a prendere la parola in Aula siano tutti i capigruppo: Maurizio Gasparri (Pdl), Anna Finocchiaro (Pd), Felice Belisario (Idv), Federico Bricolo (Lega), Gianpiero D'Alia (Udc). Il confronto parte da due documenti: il primo reca le firme congiunte di Pd e Udc, il secondo quelle di Pdl, Lega e Mpa.
Entrambi i testi prendono posizione sulla cosiddetta ''bozza Violante'' che fu approvata nella scorsa legislatura dalla Commissione Affari costituzionali della Camera, presieduta allora da Luciano Violante, ex presidente di Montecitorio ed esponente del Pd. I due testi si impegnano a ''interventi mirati e limitati'' e impegnano il governo a incoraggiare il confronto parlamentare. Obiettivi unitari di maggioranza e opposizione sono la riduzione del numero dei parlamentari, il superamento del bicameralismo con l'attribuzione al Senato della ''funzione normativa legata al territorio'', l'istituzione di corsie preferenziali per l'azione legislativa del governo (punti contenuti nella bozza Violante). A far salire la tensione alla vigilia del confronto al Senato e' stata la richiesta di Gasparri di tener conto, tra le riforme possibili, anche della separazione delle carriere dei magistrati, della modifica delle norme di composizione del Csm e della possibilita' di una elezione diretta del presidente della Repubblica. Il Pdl ha percio' contestato quello che ha definito il ''minimalismo'' del Pd in tema di riforme. La mozione presentata dalla maggioranza impegna inoltre a ''promuovere l'avvio della discussione sul rafforzamento dei poteri dell'esecutivo, nell'ambito di una coerente ed equilibrata revisione della forma di governo'' e a ''stimolare una riforma delle norme di rango costituzionale che sovrintendono il funzionamento del nostro sistema giudiziario''. Ribadisce Gasparri: ''Possiamo discutere delle formule migliori per raggiungere questi obiettivi, ma riteniamo che i capitoli su cui discutere siano questi e su questi si possa trattare con l'opposizione. Con il dibattito al Senato diamo la disponibilita' a trovare soluzioni il piu' possibile condivise per una stagione che sia si' di riforme, ma al tempo stesso decidente''. Pierluigi Bersani, segretario del Pd, ribadisce intanto la sua pregiudiziale per il fruttuoso avvio del dibattito sulle riforme: il ritiro della riforma sul processo breve da parte della maggioranza. Ipotesi respinta da Pdl e Lega, che hanno invece intenzione di approvare la nuova normativa proprio al Senato prima della pausa natalizia. Da qui le previsioni pessimistiche sulla conclusione del dibattito di oggi. Qualche polemica si registra sul fronte dell'opposizione per le parole pronunciate in una intervista al ''Corriere della Sera'' da Enrico Letta, vicesegretario del Pd: ''Consideriamo legittimo che, come ogni imputato, Berlusconi si difenda nel processo e dal processo. Certo, legittimo non vuol dire ne' opportuno, ne' adeguato al comportamento di uno statista''. Una frase che e' stata interpretata come disponibilita' a modificare le normative vigenti sulla giustizia che ha sollevato le proteste di Antonio Di Pietro, leader dell'Idv, ma anche di alcuni esponenti del Pd come Giuseppe Fioroni e Antonello Soro (fanno parte della corrente guidata dall'ex segretario Dario Franceschini). Proprio ieri Bersani ha cercato di spegnere le tensioni nel suo partito con la riunione di segreteria del Pd dove ha confermato il no al dialogo sul processo breve e la disponibilita' al confronto sulle riforme, seppure ad alcune condizioni. Il dibattito odierno al Senato e' dunque il primo banco di prova per verificare se c'e' qualche spiraglio nel muro contro muro tra maggioranza e opposizione.