Quello del Cavaliere è davvero un ultimatum
di Giudo Virzì (nella foto) - Subito mi sono messo a riflettere, poche sere fa, quando Canale 5, in prima serata, ha dato come prima notizia che il Presidente del Senato Schifani aveva affermato pianamente che se non si recupera coesione nella maggioranza, si deve tornare a dare la parola all’elettorato.
Questo equivale ad un ultimatum di Berlusconi a Fini: Significa alt alla guerriglia continua e destabilizzante del Presidente della Camera, significa che i “finini” (o i “finiti”) si troveranno presto di fronte al bivio di uscirsene dal Pdl confluendo con Rutelli (e forse Casini), oppure di andare a Canossa, magari ottenendo un piccolo riconoscimento formale “salvafaccia” su “qualcosa” (non certo sill’Immigrazione perché lì scatterebbe la Lega), ma poi tornandosene tranquilli nell’ovile e nel silenzio, CERTI di essere già esclusi dalle prossime liste del PdL. Le posizioni di Cicchitto e Gasparri sono chiarissime:
Fini deve piantarla. Quindi ciò che resta di An è divenuta paradossalmente l'ala Sinistra del PdL. Pronta e semi-costretta alla “separazione per colpa”. Parliamo, però, di quel terzo di An che è, ad oggi, ancora con Fini e la sua ricca Fondazione privata fatta coi soldi di An. Mentre, per essere chiari, gli altri due-terzi della fu-An sono ormai non solo berlusconiani, ma integralisti berlusconiani, talebani con la bandana azzurra.
Ma è doveroso rilevare che questi contorsionismi da circo equestre sono diventati una cosa quasi seria perché “il numero” lo si sta eseguendo ai massimi livelli di rappresentanza dello Stato. Fini, Gasparri e La Russa giocano alle guerricciole da bar di Via della Scrofa e a fare a sassate come i ragazzi della via Pal.
Ma il danno che stanno procurando con la loro mentalità da “guerrepacioccone” o “de noantri” lo stanno facendo al cuore delle Istituzioni. Già, perché Fini “sarebbe” il Presidente della Camera super partes ed invece s’è messo a fare il Gianburrasca ed il ragazzino comunardo che tira sassi dalle barricate.
La corda, troppo tirata, ha inziato vistosamente a sfilacciarsi.
Così, l’annunzio di Schifani è lo squillo di tromba della Seconda Carica dello Stato che, dinanzi ai Cavalieri del Lavoro, non si esprime certamente in “quei” termini senza essersi raccordato preventivamente col Capo del Governo.
Berlusconi, insomma, ha tirato fuori dal cassetto l’arma finale. E se Fini non farà marcia indietro in modo ben visibile, LA utilizzerà. Se questa para-crisi “rientra”, insomma, deve rientrare per davvero e seriamente. Fini strapperà qualcosina, magari lasciando i “suoi” in pasto ai cani del Re, ma tacerà sul serio fino a fine legislatura.
Ma se non rientra, andremo davvero al voto anticipato, “molto” anticipato. Ed il Cavaliere e Gianfranco non saranno più, nemmeno formalmente sulla stessa tolda.
Ripensando al 68 francese è come fosse risuonata di nuovo la famosa frase di De Gaulle “il Carnevale è finito” e per le strade stessero sfilando, quasi in allegria, i carri armati di Massu..