Per 23 anni lo considerano in come, in realtà era cosciente. Nel 40% dei coma vegetativi ci sono tracce di consapevolezza.
E' rimasto intrappolato nel proprio corpo inerte per 23 anni. "Urlavo, urlavo, ma nessuno mi sentiva". I medici lo credevano in coma, pensavano che il suo cervello si fosse spento insieme al suo corpo. Invece la sua mente era vigile e tentava disperatamente di farsi capire. Finché qualcuno se ne è accorto. Rom Houben, belga, ebbe un incidente d'auto nel 1983. Aveva 23 anni. Negli ultimi 23 anni è stato considerato un paziente in coma vigile, prima che si scoprisse che era cosciente. In pratica, medici e infermieri dell'osedale di Zolder lo hanno considerato un caso disperato per tutti questi anni fino a che un nuovo esame neurologico, eseguito presso l'università di Liegi, ha rivelato che Houben era solo paralizzato: il suo cervello era rimasto praticamente funzionante per tutto questo tempo. Ora, può comunicare con un computer dotato di particolare tastiera: "Non dimenticherò mai il giorno in cui mi hanno scoperto. La mia seconda nascita", scrive Houben, che racconta che quando si è svegliato dopo l'incidente non avvertiva più il proprio corpo: "Ho gridato, ma nessuno mi sentiva". E non gli è rimasto altro che assistere ai tentativi dei medici per indurlo a esprimersi, fino a che hanno rinunciato. La sua unica possibilità è stata quella di riandare al passato o di sognare un'esistenza migliore. Il neurologo Steven Laureys, il medico che ha condotto i nuovi esami su Houben, pochi mesi fa ha pubblicato uno studio che dimostra la frequenza con cui si sbaglia a diagnosticare il coma vigile. Nel 40% dei pazienti ritenuti in stato vegetativo si può, mediante un esame molto accurato, ritrovare tracce di consapevolezza.