Parma: CasaPound festeggia un anno e i partigiani in corteo chiedono la chiusura della sede

Pubblicato il da http://montanara-parma.blogautore.repubblica.it

Poliziotti, carabinieri, vigili urbani: centinaia di agenti hanno letteralmente cinto d’assedio la zona del quartiere Montanara compresa fra via Enza, via Ognibene e via Navetta. Tre cordoni concentrici hanno praticamente isolato le strade interne al triangolo, respingendo con cortesia e con fermezza anche persone che volevano semplicemente raggiungere casa propria. Per entrare ci vuole la tessera dell’Ordine dei giornalisti. Al centro del triangolo sbuca il gazebo imbandierato davanti a Casapound. Attorno al palazzo ci sono poco meno di 150 ragazzi, quasi tutti compresi fra i venti e i trent’anni, che chiacchierano tranquillamente fra di loro. Non hanno nulla di marziale, nessun segno di identificazione.

Il movimento emergente della destra giovanile non ha bisogno della camicia nera. Sono ragazzi come tanti che si limitano a testimoniare la loro fede con la loro presenza sotto i vessilli di quella tartaruga frecciata che – parola di Gianluca Iannone, trentaseienne leader del movimento (nella foto con Pier Paolo Mora, coordinatore locale)– “darà non pochi incubi ai vecchi tromboni della politica, di sinistra, ma anche di destra”.
A Casapound tengono un profilo basso, si proclamano vittime delle “gabbie di carta” (i giornali) e si dichiarano aperti al dialogo con chiunque. A Parma hanno scritto una nuova pagina della loro recente storia, mentre di chi contestava la loro presenza nel quartiere più rosso della città si sentiva soltanto un’eco lontana.

Iannone, arrivato con un pullman da Roma, è stato la star della serata. Ha scaldato i cuori e fatto emergere l’orgoglio dei “casapoundini” arrivati dall’Emilia, dalla Lombardia e dal Lazio. Ma lo ha fatto senza nulla cedere ai simboli, ai riti, ai proclami. Dentro quell’irreale circolo accerchiato (ma quanto saranno costate le forze dell’ordine schierate per impedire contatti con il corteo degli antifascisti!) non si è visto un braccio teso, non si è vista una croce uncinata, non si è sentito neppure uno slogan. E nessuno ha pronunciato la parola “fascismo”.

“In un mondo in cui non ci sono slanci di autenticità – ha esordito Iannone – noi ci presentiamo con le nostre idee, disponibili a confrontarle con chiunque, anche se finora abbiamo pagato caro il prezzo di un isolamento di cui andiamo orgogliosi”.
E poi ha parlato degli episodi di violenza, verbale ma anche fisica, di cui i militanti sono stati oggetto (l’ultimo a Parma davanti alla discoteca) e ha rivendicato il diritto di affermare “ideali che fanno sempre più presa fra i giovani, ideali che non guardano in faccia a nessuno, e che sono improntati a sentimenti di apertura e solidarietà. La cultura è sempre stata ritenuta affare della sinistra, la solidarietà pure, ma ci siamo anche noi, e siamo una splendida provocazione”.

Il leader ha quindi affermato che Casapound è contro l’immigrazione ma non è contro gli immigrati e promuove anche iniziative di solidarietà verso i Paesi africani: “L’immigrazione – ha detto – è una risorsa non per i cittadini, ma per le Caritas, per la Sinistra e per Confindustria”. “Casapound – ha aggiunto – è tutt’altro che omofoba, anzi è per il riconoscimento delle coppie di fatto sia etero che omosessuali, anche se non è per consentire l’adozione dei bambini agli omosessuali”. Non ha citato Mussolini, ma ha citato Che Guevara: “Non siamo nostalgici, non abbiamo miti, ma abbiamo le nostre idee e andiamo verso il futuro con radici forti, come dimostra il fatto che le nostre sedi stanno diventando troppo piccole” (anche se i numeri di Parma non erano certo eccezionali).

E “Blocco studentesco” sarà il grimaldello per scardinare l’ostracismo che ancora si respira nel mondo della scuola: Casapound punta dritto dritto alla conquista del primato alla Consulta studentesca di Roma. “La destra – ha concluso Iannone – non si fa più domande, la sinistra non dà più risposte, e noi siamo qui con al nostra sfida per cambiare il mondo e cambiare la politica, pagando con la solitudine il prezzo della nostra libertà”. Prima di Iannone sono intervenute la segretaria regionale Francesca Giovannini, che ha fatto il punto sulla situazione del movimento in Emilia, e Pier Paolo Mora, giovane coordinatore del movimento a Parma, che ha fatto un puntiglioso elenco delle numerose iniziative che si sono susseguite da quando è nata Casapound: incapucciamento dei parchimetri contro la sosta a pagamento, protesta contro la svendita di Alitalia, creazione di Blocco Studentesco contro la riforma Gelmini, raccolta di firme per il mutuo sociale, protesta contro le morti bianche e contro le banche, sostegno alla maternità, manifestazione per cambiare nome a via Tito, aiuto ai terremotati d’Abruzzo e protesta contro il degrado del quartiere Montanara. “Noi facciamo politica – ha concluso – e rifiutiamo ogni forma di violenza, anche quando siamo oggetto di provocazioni e di ingiusta denigrazione”.

Poi tutti a casa, sempre scortati da un imponente schieramento di forze dell’ordine e con un movimento che intasca la piccola vittoria di avere richiamato per un giorno i riflettori della stampa e delle televisioni, anche se forse con il rammarico non dichiarato che 150 persone scarse per una manifestazione nazionale sono una mezza occasione perduta.

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