Minzolini e l'antidoping
Detto così, l’incipit appare stravagante. Ma, se ci riflettiamo, non lo è così tanto. Il Tg1 serale del 9 u.s. simbolizza un intero quadro sociopolitico. Si è aperto con un editoriale del direttore Minzolini, di cui riferiremo tra breve, che è stato smentito, di lì a poco, dagli stessi cui era lucidamente e politicamente indirizzato: i parlamentari. Il direttore della corazzata informativa della Rai prendeva spunto dal “caso Ingroia”, il Pm palermitano, che in una riunione dell’Idv aveva additato il governo come pericoloso per la giustizia auspicando una magistratura che salvaguardi la Costituzione dalla catastrofe incombente, anche a costo di “ribaltare il corso degli eventi” (una volta si chiamava golpismo, un simile progetto). Secondo l’Ingroia pensiero, la sacralità della Costituzione risiede nella garantita autonomia dei giudici dal potere politico (Governo e Parlamento). Giusto. Solo che, ha aggiunto Minzolini, la Costituente approvata dai suoi augusti padri, da Dossetti e Terracini, da Saragat e Croce a Moro, aveva solennemente sancito anche un’altra autonomia, ovvero l’immunità dei Parlamentari .Insomma una par condicio fra il potere politico legittimato dal voto popolare e l’altra funzione (non un potere) giudiziaria garantita dal Csm. Venuta a mancare la immunità nel ’93 per il combinato disposto Scalfaro-Pool-Giustizialismo leghista, destrorso e sinistrorso, la funzione dei giudici si è costituita in un potere, superiore a quello della politica. La sottomissione della politica alla magistratura non solo ha riempito il Parlamento di ex giudici, alcuni fondatori di partiti, ma ha destabilizzato l’equilibrio tra i poteri finendo col mettere in crisi persino i governi, da quello del Berlusconi I con l’avviso di garanzia dipietresco in prima pagina, da cui il Cav fu prosciolto anni e anni dopo, all’ultimo governo Prodi, con il caso Mastella (allora Guardasigilli). Occorre dunque ristabilire il check and balance sanando il Vulnus alla Costituzione, e non si capisce perché dal 2001 al 2009 non si sia provveduto. O meglio, lo si capisce se osserviamo l’ultimo Fini, presidente della Camera e cofondatore del Pdl, paragonandolo al primo segretario del Msi.
Giustizialista quello di allora e contrario al ripristino dell’immunità parlamentare quello di oggi, recalcitrante anche nell’introdurre norme sulla brevità dei processi, sulla prescrizione e quant’altro possa garantire Berlusconi, plurilegittimato dalla volontà popolare a governare sciolto dall’ipoteca giudiziaria che lo sovrasta dal 1994. Tanto più ora,d opo la bocciatura del Lodo Alfano. Si è parlato di un Fini “costituzionalista” contrapposto a un Berlusconi “populista” e dalla non nascosta volontà di quest’ultimo di ricorrere direttamente agli italiani col voto anticipato, per dimostrare che la legittimazione popolare preserva l’equilibrio dei poteri garantendo la stabilità e la governabilità di un paese minato dall’odio (Cardinal Bagnasco) e percorso da torbide velleità golpiste (partito dei giudici). Torniamo al Tg1. Perché simbolico? Perché il seguito dello speech minzoliniano ne è stata la plateale contraddizione, là dove alcuni Parlamentari si sono sottoposti (volontariamente, si capisce) ai test antidroga, urine e capelli. Non molti, e un plauso vada a Fabrizio Cicchitto, ma bipartisan, e pur sempre emblematici di una scelta che sarebbe solo una farsa in replica alle Iene, per la sua sostanziale inutilità (chi è quello scemo di onorevole che alla sera si droga e alla mattina fa l’antidoping volontario?) se non tradisse, per l’appunto, lo stato e lo stadio di minorità della Politica, vittima della logica perversa del Grande Fratello scalfariano che pretende una politica di zombies, spiati e violentati nella loro intimità, costretti a subire una doppia gogna, anche se innocenti, quella mediatico- giudiziaria e quella della fila all’antidoping. Altro che immunità.
(da "L'opinione.it" del 11/11/2009 a firma di Paolo Pillitteri)