Lodo Alfano, Berlusconi ripropone il decreto legge e chi non lo vota esce dalla maggioranza. Fini è avvisato.

Pubblicato il da A tutta destra

Roma, (Adnkronos/Ign) - Durante l'ufficio di presidenza del Pdl si è deciso di andare avanti "con il Lodo Alfano costituzionale, tenendo in debito conto i rilievi della Corte Costituzionale. In questo ambito abbiamo anche sostenuto all'unanimità con forza il ddl che voi chiamate di processo breve e che noi definiamo 'processo a durata certa'. Su questo raccoglieremo gli eventuali miglioramenti del Parlamento". Ad annunciarlo è stato il coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa, che ha parlato con i giornalisti uscendo da Palazzo Grazioli al termine dell'ufficio di presidenza del partito.
"Durante la riunione abbiamo parlato di diversi punti - ha detto La Russa - tra cui quello di avviare un dibattito sulla riforma della cittadinanza. Abbiamo dato mandato alla Consulta di avviare il dibattito ma all'unanimità si è confermato che l'ipotesi del voto ai non italiani non rientra nel programma né trova riscontri".

 

La posizione assunta dal Pdl è stata ufficializzata in una nota in cui si legge appunto che l'ufficio di presidenza "ha ribadito che ogni ipotesi di voto a cittadini non italiani è estranea al programma e alla linea politica del Popolo della libertà".

 

Quanto alla giustizia, si sottolinea nel documento approvato all'unanimità che "il Pdl ritiene urgente una riforma che ridisegni i rapporti tra i diversi poteri e ordini dello Stato nel segno dell'equilibrio e della reciproca autonomia e indipendenza". "Nell'ambito di questa riforma complessiva della giustizia - si legge - si pone anche l'opportunità di una legge che ponga un limite alla durata indefinita dei processi, che rappresenta di fatto in Italia una pena aggiuntiva, giustamente condannata dalla Corte europea dei diritti. Infine si è stabilito di riproporre in veste costituzionale il contenuto del Lodo Alfano".

 

Riguardo al governo, "anche il corso dell'attuale legislatura è stato turbato dall'azione di una parte tanto esigua quanto dannosa per la magistratura, dimentica del proprio ruolo di imparzialità. Si tratta di una questione che è giunta ormai a intaccare la natura stessa della democrazia che si fonda cioè su un corretto e giusto equilibro tra i diversi poteri e ordini dello Stato". "Questo equilibrio - viene rimarcato - che le diverse tradizioni politiche che contribuirono a scrivere la nostra Carta costituzionale avevano cercato di garantire e preservare, è completamente saltato soprattutto dopo le vicende giudiziarie che hanno travolto il sistema politico della cosiddetta prima Repubblica".

 

"Cosicché - avverte il massimo organo dirigente del Popolo della libertà - l'Italia è l'unico Paese in cui la magistratura ha finito per acquisire un peso così abnorme nella vita democratica e di converso il potere politico fondato sulla sovranità popolare rischia di apparire impotente a svolgere le proprie finalità. Questo problema non riguarda una sola persona o un solo partito ma la natura stessa della democrazia e la capacità di chi è investito di una responsabilità politica di adempiere alle proprie responsabilità nei confronti dell'intero Paese".

 

Per questo il Pdl, si sente impegnato a "sostenere con forza in Parlamento una riforma delle istituzioni'' per consentire una ''maggiore efficacia dell'azione dell'esecutivo, anche nell'ambito dell'azione diretta del capo del governo e di un sistema di contrappesi fondati anche su un maggior potere di controllo e di indirizzo del Parlamento".

 

In merito poi alle regionali, l'ufficio di presidenza del Pdl "ha dato mandato ai coordinatori nazionali di presentare entro la prossima settimana le proposte riguardanti i candidati alle prossime elezioni''.

 

E' stato inoltre "approvato l'avvenuto avvio della campagna di tesseramento 2009-2010 e le relative iniziative del Popolo della libertà organizzerà nel fine settimana 12-13 dicembre in tutte le principali città italiane".

 

Riguardo invece alle parole che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, avrebbe pronunciato nel corso della riunione, è intervenuto l'ufficio stampa del Pdl precisando che il premier non ha mai parlato di una persecuzione giudiziaria nei suoi confronti che sta portando il Paese sull'orlo di una "guerra civile".

 

Secondo quanto riferito da alcuni partecipanti alla riunione, Berlusconi nel corso dell'incontro avrebbe messo in chiaro che il partito e i suoi massimi organi votano e decidono su tutto a maggioranza e la minoranza che non si adegua è fuori. A commentare le affermazioni del premier è stato La Russa. "Oggi eravamo tutti d'accordo - ha detto il coordinatore del Pdl - comunque in un partito si decide a maggioranza ma non è che chi non fa parte della tesi, che in quel momento è di maggioranza, sia fuori dal partito. Anzi...".

 

Il presidente del Consiglio avrebbe anche parlato di nuovo di possibili manovre per disarcionarlo da Palazzo Chigi. In particolare, avrebbe puntato il dito su certa magistratura politicizzata, avvertendo sul rischio di divisione nel Paese. Il premier ce l'avrebbe anche con alcune trasmissioni della Rai che fanno di continuo un processo al governo e alla maggioranza.

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