Fare Futuro: gli apolidi dell'identita'.
di Giovanni Palombo
( in risposta all'articolo comparso ieri su Fare Futuro che trovate al seguente link )
La fondazione finiana già da tempo si e' distinta in prese di posizione particolari e in aperto contrasto con le linee guida proprie del PDL. Ricordiamo, ad esempio, il polverone sollevato in merito alle candidature delle veline alle elezioni europee che ha dato il via alla penosa estate di gossip e pruderie. Dalle colonne del web magazine, Filippo Rossi, in nome e per conto di cio' che fu Alleanza Nazionale, si industria a indicare le nuove linee di pensiero della Fondazione tracciando un solco netto tra cio' che e' stato e cio' che sara'.
"La sensazione"- scrive- "è che molti si nascondano dietro le categorie del berlusconismo e dell’antiberlusconismo solo per occultare nostalgie inconfessate e inconfessabili. Per mascherare la propria arretratezza rispetto una cultura che nei fatti e nelle menti ha già superato l’era delle casematte ideologiche. " Rossi in uno "slancio terzista" fa un balzo in avanti bruciando d'un sol colpo il concetto di identita' e di radici rivendicando per la propria formazione uno status politico assolutamente nuovo e trasversale. E' certamente un modo di pensare nuovo e sconcertante al punto da divenire incomprensibile all'elettore medio, all'italiano che spesso vota piu' per un istintivo riflesso pavloviano che per una ponderata analisi politica. Il saggista di Fare futuro se la prende con tutti: giornali, libri, autori, artisti che per esistere e per comprendere il presente hanno bisogno di traslare le ideologie del passato nella contingenza del presente. Egli vede "tutti concentrati a traghettare nella situazione politica nuova i propri valori di riferimento, cose se fossero proprietà privata. È la sindrome di Caronte. Ma un Caronte al contrario, che si ostina a portare i morti nel regno dei vivi."
L'affondo destrutturante qualche riga piu' avanti si fa velenoso ed esplode in esaltazione delle "mani libere" in merito a progettualita' politica e alleanze: "È come se ancora nessuno avesse avuto davvero il coraggio di tagliare il cordone ombelicale con la propria madre ideologica, con la propria famiglia di pensiero. Nessuno ragiona sul domani, tutti si attardano sullo ieri o peggio sull’altro ieri. Nessuno, alla fine dei conti, vive la contemporaneità. Come se la cultura politica dovesse coincidere con l’interpretazione storica, come se le differenze possano scaturire solo dal passato. " Fare Futuro, secondo l'autore, fa paura proprio perche' spariglia le carte e si pone in cammino nella costruzione di una identita' nuova che non abbia nessun legame o legaccio con il passato e con la storia e secondo lui la fondazione ed i suoi esponenti sono " già in un altrove in cui le beghe del Novecento sembrano davvero piccole cose. E, sinceramente, anche un po’ ridicole." Alla fine dell'articolo mi e' tornata in mente una scena di un film di Massimo Troisi " Ricomincio da tre" in cui Lello Arena sentenziava: " Si sa da cosa si fugge ma non si sa cosa si cerca ! " Che la foglia di fico della dottrina ideologica sia ormai un abito vetusto e che fa comodo , ad esempio, solo a coloro che con la solfa del fascismo ed antifascismo ci hanno costruito e mantenuto carriere e privilegi, e' un dato di fatto palese anche ai piu' ingenui. Allo stesso modo , pero', spiazza l'idea di Rossi di un uomo deprivato delle proprie radici, dei propri convincimenti, della propria intimita' culturale. Per l'uomo di Fare Futuro non esiste vincolo di appartenenza e la sua "insostenibile leggerezza del'essere" lo pone in balìa di un continuo divenire eracliteo dove tutto puo' essere, dove tutto e' cambiamento, dove tutto e' mero opportunismo. L' articolo, sebbene si esprima compiutamente nel raffigurarci "cosa non sono", "cosa non vogliono piu' essere" , "cosa non sono mai stati" gli ex-AN , appare assai lacunoso e vago proprio nel definire che cosa vogliono essere per il futuro. E' una specie di giallo con un finale a sorpresa in cui il lettore-elettore ( perche' AN fino a prova contraria e' stato ed e' un partito ) viene spogliato di ogni diritto, di ogni riferimento concreto e posto in una situazione di "galleggiamento" su cui non puo' ne' obiettare ne' rivendicare una partecipazione attiva. In altri termini, assai meno filosofici e piu' terra terra, il divenire di Fare Futuro puzza di truffa. Un raggiro perpetuato nei confronti di coloro ai quali sono stati estorti i voti ieri e che oggi , volenti o nolenti, devono chinare il capo dinanzi a questa via nuova, a questa esaltazione del futuro che gia' in un passato lontano fu definita , semplicemente, TRASFORMISMO. Gia' diverse migliaia di anni fa Parmenide di Elea aveva compreso che "niente si crea dal niente e nulla puo' essere distrutto nel nulla " e , percio', vorrei ricordare a Rossi che occorre prima ESSERE QUALCOSA per poter DIVENTARE QUALCOS'ALTRO mentre, da Fiuggi in avanti, in AN e' stato un continuo e frenetico divenire cosmico dove in molti hanno partecipato senza ne' comprendere ne' potersi opporre, ad un cammino imposto dall'alto come legge divina. Fa sorridere, e molto, la rivendicazione che fa Rossi di poter superare steccati e recinti ideologici e l'ilarita' nasce proprio perche' PRIMA ci dovrebbe spiegare QUALI SONO i recinti ai quali si riferisce, perche' facendo una analisi storica agli ultimi quindici anni di AN, neanche Diogene con la sua lampada sarebbe in grado di identificare un solo recinto, un solo punto fermo, una sola saldezza ideologica propria e inconfutabilmente aennina. Il voto, il consenso non lo si puo' stravolgere. Non si puo' incassare una delega a governare dicendo delle cose e poi , in corso d'opera, con la scusa del futuro da sparigliare , si tenta di far passare, per propria convenienza, il concetto del "tutto scorre, tutto si modifica". Lealta' nei confronti degli elettori vorrebbe dire spogliarsi di tutto cio' che fu e ripresentarsi al corpo elettorale con una veste NUOVA e senza riferimenti posticci, altrimenti si tratta solo di un furbo raggiro.....l'ennesimo !