Berlusconi e Fini? Vanno d'accordo sulle parolacce!
Abbiamo scoperto cosa hanno in comune il Premier e il suo Vice, ovvero Berlusconi e Fini. E l'abbiamo scoperto per caso, meditando sull'ultima sortita del Presidente della Camera di ieri, quando pronunciando quella "parolaccia" ha provocato reazioni dal mondo civile e politico italiano (forse anche estero, ma questo lo scropriremo leggendo i quotidiani stranieri di domani).
Dunque, la parolaccia. Ed è la sola cosa che, allo stato attuale, tiene saldo quel che resta del Pdl. Creando un "connubio" tra il Berlusca e quel che fu il Presidente di An. Nel 2006, molti lo ricorderanno, il Cavaliere replicò ad una donna che lo invitava "a tornarsene a casa", con la frase: «Lei ha proprio una bella faccia da stronza!».
In verità, il tema che investe l'immigrazione frutta, spesso, un investimento a ritorno di immagine (se positivo o se negativo, poi, lo decidono gli italiani) se lo stesso tema lo si accompagna con la "parolaccia". Non molto tempo fa, per esempio, il leghista Borghezio ebbe a dire: «Io ai clandestini schifosi darei solo un calcio in culo». E sempre il leghista Bossi, a proposito della bandiera italiana: «Col tricolore mi ci pulisco il culo».
Altri esempio? Prodi, il "romano", che a conclusione di un intervento in Aula ed in veste di Premier concluse con un «ma vaffanculo». Sembra malattia da Premier. Me ne viene in mente un altro, Dini, una dozzina di anni fa; rivolgendosi all'opposizione esclamo: «Ora basta, e che cazzo».
E' vero. Eravamo abituati ad un altro Fini. Il Gianfranco ritratto nelle foto accanto a Giorgio Almirante. Il Fini che invitava l'elettore a "votare per la fiamma". Ma anche quel pezzettino di Fini che ci pareva fosse rimasto intatto dopo il terremoto del suo mutamento ideale e politico, ovvero il perbenismo di cui si vantava di praticare in politica, ci pare sia andato a farsi fottere.
Toh, ho chiuso il "pezzo" con una parolaccia. Io però, contrariamente a quanto fanno loro, vi chiedo umilmente scusa.